Assai rilevante è il momento in cui viene raccontato il ritorno di Ivy. Ella non viene ripresa mentre scavalca il muro o mentre fa il cammino a ritroso. Bensì viene inquadrato il riflesso di una persona con il mantello giallo che cammina nella foresta (cfr. 'Frame 9' in appendice). In realtà non si vede chiaramente che il soggetto inquadrato sia la ragazza, ma lo si suppone per via della consequenzialità narrativa dei fatti. Tale circostanza ci rimanda a un evidente parallelismo compositivo.
Come all'inizio del film veniva presentato il camminare del riflesso di una figura rossa, ora si noterà il camminare del riflesso della figura gialla. Si sta camminando sopra le orme della creatura del male che prima regnava sulla foresta, come per sostituircisi.
Ciò ci fa pensare a come ormai il giallo abbia sostituito il rosso, quindi la realtà del cammino che prima caratterizzava il rosso, ora appartiene al giallo, che ne esce vincente.
Al contrario però, da un punto di vista simbolico, tale inquadratura potrebbe essere letta in maniera inversa. Se accettiamo che la figura sia Ivy, ci poniamo degli interrogativi molto seri. Raggiunta la strada che conduce al muro Ivy abbandona il mantello giallo, conscia del fatto che non le serve più il presunto potere protettivo.
Quindi sembra quantomeno strano che lo indossi nuovamente per tornare nel villaggio, se consideriamo il fatto che, nel momento del suo arrivo nella stanza di Lucius, ella non lo porti più. Il mantello giallo è presente solamente per pochi istanti nell'immagine riflessa che riprende quella a inizio film. Perciò il valore simbolico di colei che ritorna alla propria realtà fittizia dopo aver 'sconfitto' il colore del male, se non approfondito è certamente accennato, consolidando sia la volontà di dare sostegno alle false credenze del villaggio, ma forse anche la voglia di essere protetta dal cammino nel mondo appena scoperto.
Sembrerebbe un voler accettare la realtà del villaggio e rifuggire completamente da quella del 'mondo reale'. Ivy darà al guardiano, in pegno per le medicine, un orologio, l'unico che ci è stato mostrato all'interno della realtà del villaggio. E' stato donato a chi di quella realtà non fa parte, come a volergli affidare per sempre 'il tempo del villaggio'. Sono infatti i guardiani della riserva naturale (luogo appartenente alla famiglia di Edward) che vigilano sui 'veri' confini del villaggio.
In conclusione, avendo Ivy affrontato e sconfitto il male, oltrepassato la barriera dei propri limiti fisici e mentali, sceglie di tornare indietro, nel suo luogo di origine in cui la sua vita ha avuto inizio, perpetuando e consolidando la realtà del villaggio. Il viaggio di Ivy si conclude infatti con le parole «I'm back», «sono tornata».
Ivy non conoscerà mai la realtà del 2004, non verrà mai a conoscenza della tecnologia del XXI secolo anche perchè non le è possibile vederla. Quindi il suo ritorno nel villaggio è assolutamente completo in quanto la propria dimensione fenomenica è stata intaccata solo parzialmente, non avondole provocato nessuna destabilizzazione sulla percezione del reale. Tutto è cambiato, ma la sua cecità l'ha salvata da un sicuro trauma e ha permesso il mantenimento della 'farsa' architettata dagli anziani.
A ricerca conclusa, si è riscontrato come tutto questo sia facilmente leggibile analizzando accuratamente l'uso dei colori in ambito sociale, narrativo, simbolico e a come essi vengono stilisticamente utilizzati nel linguaggio cinematografico.
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