martedì 9 settembre 2008

I colori in The Village



Passeremo ora alla trattazione di quell'elemento che ha ispirato questa tesi di ricerca, ovvero l'uso del colore come elemento partecipante e unificante di tutti i settori dei mezzi d'espressione (1). Essendo il colore parte di quell'«ensemble» di mezzi epressivi del film (2), non si può certo scinderlo formalmente da nessuna delle parti cui fa riferimento. Di conseguenza si è preferito analizzarlo in favore delle singole tematiche analizzate nel capitolo precedente.

Il vedere e il colore

Si può dire che  Shyamalan è stato abilissimo ad influenzare con i colori le sensazioni dello spettatore e i gesti dei suoi protagonisti. Con l'utilizzo del colore ha imposto sin dall'inizio un senso di disagio sia nei personaggi che nello spettatore.
Si riportano alcuni momenti esemplificativi.

Scene di vita: il fiore rosso - Delle ragazze trovano un fiore rosso che toglieranno immediatamente alla vista nascondendolo sotto terra, facendo così subito capire che in quel fiore c'è un qualche elemento che sarebbe meglio celare (cfr. 'frame 3' in appendice)
Questo diventa chiaro allo spettatore pochi secondi dopo (Riflesso figura rossa), quando, riflesso in uno specchio d'acqua, si intravede una grossa figura rossa camminare in riva ad un ruscello. Se si prendesse da sola quest'ultima inquadratura, non si avrebbe modo di associare la figura a qualcosa che crea disagio. Potrebbe sembrare semplicemente qualcuno con un mantello rosso che cammina. Il fatto che genera preoccupazione è l'associazione con l'elemento del fiore incontrato poco prima. Le ragazze giocavano felicemente prima di vedere il fiore, ma una volta sotterrato, non sono più tornate ai loro giochi. Il rinvio alla percezione ambigua e non chiara di questa scena dettata dal rosso, fa sì che nella sequenza del riflesso nell'acqua lo spettatore non si senta a proprio agio. Viene quindi chiarito subito che la presenza del colore rosso genera una scossa emotiva in chi lo osserva, in questo caso nelle ragazze, ma anche nello spettatore.
A intervallare i due momenti, c'è una piccola sequenza che mostra una sentinella su una torretta (cfr. 'frame4' in appendice).
E' vestita completamente di giallo e osserva il bosco oltre un confine fatto di fuochi, anch'essi, ovviamente, gialli. (3)
La figura viene mostrata per intero, chiara alla vista tanto da definirne i contorni e i connotati fisionomici, così da rendere lo spettatore sicuro di ciò che osserva, in contrapposizione a ciò che è rosso, sfocato e riflesso nella sequenza successiva, che invece stimola «l'impressione della realtà e della fuggevolezza» (4), ma che non identifica la realtà stessa. (5) In più, nel riflesso dell'acqua, si nota la presenza degli alberi del bosco che pochi istanti prima si era reso protagonista di una situazione che puntava lo sguardo sulla necessità di essere delimitato da un confine e di essere sorvegliato con attenzione da sentinelle. Sin da subito, quindi, viene indotta nello spettatore una percezione di pericolo quando vede il colore  rosso, specialmente se il rosso viene dal bosco (cfr. 'frame 5' in appendice)
Il giallo, invece, per ammissione degli stessi abitanti del villaggio, è «il colore che protegge». Come si noterà andando avanti nel film, il giallo verrà indossato solo nelle situazioni in prossimità del confine, oltre il quale risiedono le creature, e allo stesso tempo però lo si troverà presente nel villaggio nella forma di fuochi, lanterne e fiori. Questo ci fa pensare come il pericolo sia circoscritto al limitare del bosco, dove si necessita di vesti apposite, ma che la paura lo renda presente in abbondanza anche all'interno del villaggio (ad esempio nella Scena del ballo o di notte nelle case delle persone). Quindi si ha una doppia rilevanza del colore giallo. La prima è legata ai mantelli, elementi del vestiario che inducono al pensiero che, se indossati, forse ce ne sarà bisogno e che quindi sono strumentali a una possibile situazione di pericolo. La seconda si riferisce al colore giallo che si può trovare naturalmente nel paese. Vediamo infatti lanterne che illuminano la città e le case o piccole macchie di fiori gialli nei prati davanti le case. Questo fa sì che gli abitanti si sentano protetti all'interno del villaggio, scartando così l'eventuale voglia di lasciarlo, e che lo spettatore identifichi il male come qualcosa che proviene da fuori i confini del villaggio stesso.
In queste prime sequenze Shyamalan dimostra la sua grande abilità di regista. (6) Utilizzando il colore come vero oggetto narrante protagonista, (7) con abile alternanza compositiva, riesce a trasmettere il disagio di una comunità e allo stesso tempo a far entrare lo spettatore all'interno di quel disagio dato dalla non conoscenza dei fatti. Riesce inoltre a ricreare, in chiave emotiva, quello smarrimento di un gruppo di persone che non sanno di essere ingannate e quella paura che questi inganni hanno tessuto. Contemporaneamente riesce a porre gli abitanti del villaggio e gli spettatori sullo stesso piano ontologico.
Al contrario riesce a destabilizzare il piano di immedesimazione tra spettatore e personaggi, ponendo come protagonista un cieco, ma allo stesso tempo riuscirà a rievocarlo tramite l'uso del fuori campo nella scena dell'aggressione nel bosco (Una creatura attacca Ivy). Benchè cieca, per Ivy i colori sono importanti. Sostiene infatti di vedere le ombre colorate delle persone che ama (il padre e Lucius), tanto che a rendere ancora più forte l'ansia e la crisi data dal ferimento di Lucius, ci sarà la frase che pronuncia a suo padre «non vedo più il suo colore». Inoltre il condizionamento visivo indotto degli abitanti del villaggio ha irrimediabilmente condizionato anche lei.
Quando avrà in mano delle bacche rosse, le coprirà come per non vederle, adducendo come motivazione il fatto che le creature innominabili sono attratte da quel colore.
Al contrario Noah, ci giocherà e ci scherzerà, dimostrando come per lui quel colore non sia un problema, tanto che ha oltrepassato il confine della foresta proibita per prenderle e che di questo non si preoccupa. Questo è un altro elemento che consolida la tesi che Noah sia veramente l'unico vero personaggio libero, il cui essere sempre al limite del comportamento socialmente permesso, è un monito per gli altri abitanti del villaggio.
Ritornando ad Ivy, una volta nella foresta, pur essendo ormai a conoscenza della verità sulla messa in scena delle creature e dell'artificiosità della situazione, le leggende raccontatele dal padre sui suoi abitanti le ritornano alla mente e fanno sì che continui a indossare il mantello del 'colore che protegge'. E ancora, quando in seguito a una caduta il mantello le si sporca completamente non facendo più vedere neanche un po' di giallo, si spaventa e cerca di togliere il fango dall'indumento come per riottenerne il potere protettivo.

Sperduta nel bosco - Analizziamo ora la sequenza precedente all'incontro con la creatura. Ivy cade nel fossato; le si sporca il mantello; rompe il bastone; si impaurisce perché sente alcuni rumori strani; inizia a scappare velocemente; i rumori aumentano sempre di più fino a che stanca, dopo essersi districata dai fitti rami della foresta, si ferma in una zona stracolma di bacche rosse (cfr. 'Frame 7' in appendice); compare il mostro. Questa, dal punto di vista visivo è forse la scena più coinvolgente ed emblematica del film .
Lo spavento di Ivy è dato dall'incertezza di procedere senza bastone, dalle parole del padre che le tornano alla mente a proposito delle leggende che coinvolgono il bosco, dalla superstizione del mantello sporco di fango, dall'intreccio contorto della foresta e dai continui rumori che le hanno fatto perdere il senso dell'orientamento. Eppure il regista riesce a far coincidere l'evolversi della paura di Ivy, con l'evolversi della paura dello spettatore che è puramente visiva. Con l'alternarsi di inquadrature prima del bosco, poi di lei che fugge tra i rami, poi ancora del bosco, e di rumori, versi e musica che accompagnano il tutto, il regista riesce a disorientare lo spettatore su quanto sta avvenendo e a non fargli avere più un appoggio solido sulla realtà di ciò che vede sullo schermo. Alla fine di questo primo blocco di immagini, quando Ivy si troverà nel campo di bacche rosse, non sarà certo lei a provare preoccupazione, ma lo spettatore, in quanto lei non lo vede.
La climax emozionale raggiunge il suo apice proprio quando l'inquadratura scopre il campo di bacche venendo inondata di rosso. Di seguito, viene ripreso in maniera più frenetica un nuovo alternarsi di immagini di fuga, in cui viene inquadrato il bosco per intero, provocando ancor di più un senso di disorientamento spaziale in favore di una potenza simbolica che il bosco rappresenta. Sembra come se il bosco si stia ribellando a quell'elemento estraneo al suo habitat. Preparato dalla visione del campo di bacche rosse, lo spettatore si imbatte nella vista della creatura. In questo pianosequenza Shyamalan riesce a trasmettere allo spettatore il senso della cecità di Ivy, mostrando la creatura prima in campo lungo, contrapposto alla sua mezza figura, poi spostando l'inquadratura totalmente su Ivy a coprire la porzione di spazio occupata dal mostro. La m.d.p. si sposta nuovamente a rivelare improvvisamente la creatura, questa volta lei in mezza figura, vicinissima a Ivy, che si allontana confusa di qualche metro. Ancora, a seguire, vengono ripresi i due soggetti, come a ricreare la composizione iniziale: il mostro in campo lungo e la ragazza in mezza figura. Con una finissima abilità compositiva, il regista ripropone la stessa situazione emotiva di pochi secondi prima, facendola concludere con l'effettivo attacco della creatura, che viene però mostrato in tutte le sue parti e non lasciato al fuori campo. Di seguito a questo piano sequenza ci sarà lo scontro con la creatura descritto nel paragrafo la vista nei personaggi principali del capitolo precedente.
La rievocazione della cecità di Ivy, quindi, diventa il principale mezzo per spaventare, ma anche per immedesimare lo spettatore con la sua condizione di non vedente.

Non ultimo è da considerare l'elemento da cui probabilmente il regista ha scelto il colore rosso, ovvero il sangue. Sicuramente c'è un utilizzo del rosso anche in riferimento all'uso che se ne fa in società come per i segnali di pericolo, ma il rapporto tra il "colore del male" e il "sangue" è praticamente ostentato.
Come si è ampiamente analizzato, sicuramente il rosso serve al regista per destare allarme ad ogni sua apparizione, sia per gli abitanti del villaggio che per gli spettatori, ma ancor di più sembra utilizzarlo per portare avanti un discorso filosofico sull'umanità.
Quando Noah accoltella Lucius si sporca le mani di sangue, ne riderà e ne piangerà (Noah sporco di sangue), come se capisse la strana coincidenza tra il rosso delle creature e il rosso del sangue, e, nello stesso tempo, capisse la vera entità del male, ovvero che non viene da 'fuori', da oltre il confine, ma che è sempre stato dentro il villaggio e dentro l'uomo.
Anche  Ivy sembra avvalorare indirettamente questa tesi perché nel trovare il corpo ferito di Lucius si sporca le mani e la camicia (bianca) di rosso. La sua purezza è stata intaccata (cfr. 'Frame 8' in appendice) tanto che andrà da Noah e, con ancora il rosso addosso, lo schiaffeggerà violentemente (Stanza del Silenzio: Ivy schiaffeggia Noah)

L'uso del colore giallo si può anche facilmente accostare al significato che assume  nella società statunitense dove è visto come il colore della viltà, di chi non è coraggioso, di chi si lascia sottomettere tant'è vero che la parola "yellow" in inglese ha anche il significato di vigliacco (8).
Si è visto come nel film in questione ogni volta che i personaggi si avvicinano al confine con la foresta, indossino un mantello giallo che rappresenta "protezione".
Nella scena la Prova del tronco invece, che si svolge sul confine, il mantello non viene indossato. Infatti alcuni ragazzi fanno una prova di coraggio nel posizionarsi, spalle alla foresta, sul basamento di un albero abbattuto per vedere chi resiste maggiormente prima di fuggire. Fanno ciò senza mantello, senza quell'elemento che li può proteggere. Quindi la prova di coraggio consiste nel mettere a repentaglio la vita senza nessun aiuto: senza l'aiuto della vista, con la quale si potrebbero individuare eventuali creature in avvicinamento, e senza il mantello con il colore che progette. Il coraggio viene esplicitato dall'assenza del mantello che invece dimostrerebbe solamente la codardia di chi lo indossa. Molto più semplicemente, non indossando lo "yellow"si può essere coraggiosi.
Per concludere, il giallo è il colore che assume la pelle quando si hanno dei problemi clinici legati al malfunzionamento di determinati organi. Sembra opportuno non annoverare tra le coincidenze il fatto che nell'antichità si usava porre una bandiera gialla per identificare una zona con feriti, malati o al peggio una quarantena. In The Village, stranamente, per segnalare Lucius ferito si utilizza una bandiera bianca, la quale invece è notoriamente usata come segno di pace o resa.


Gli spazi, i limiti, i confini e il colore

Analizzando questa spazialità concentrica, possiamo notare come il colore assume un ruolo determinante nell'identificazione di queste zone. Come già detto, le case ci appaiono piene di giallo, molto accoglienti, dove è impossibile che il rosso entri. Visivamente ci si accorge che ci sono troppe fonti luminose gialle che saturano lo spazio. E' assolutamente improbabile che vi compaia del rosso.
Andando più esternamente troviamo le zone comuni che sono riempite di giallo solamente a tratti, con delle macchie di fiori o con delle lanterne sparse per il villaggio. Poi c'è il confine, dove il giallo si rafforza come ultimo baluardo prima della sua assenza e andando sempre oltre si arriverà a non vedere minimamente traccia di questo colore, che viene sostituito dalla presenza del rosso. Più ci si allontana dal centro/sorgente e più il colore diminuirà. Invece la foresta è luogo sorgente del rosso, stabilendo così un'altra macro-zona cromatica.
Le dimensioni spaziali sono così ben definite e il regista riesce a farlo con grande cura, senza tralasciare ad esempio il cielo, elemento cromatico molto importante ai fini della lettura del film. Se è vero che più si va verso l'esterno dei cerchi e più si arriva alla consapevolezza della realtà, se non spirituale sicuramente fenomenica, che sfocia nell'incontro con il guardiano, dovremmo trovare una evidenza cromatica anche nella coloritura del cielo. Invece anche fuori, nel mondo reale, si vede un cielo grigio e cupo, esattamente identico a quello del villaggio, come se il regista volesse identificare i due mondi come uno solo, come se il villaggio, in piccolo, rispecchiasse tutte le caratteristiche del mondo esterno, ovvero quello reale.  
Molto importante è per esempio anche l'assenza di colori o il loro non essere evidenti. Quando gli anziani del villaggio si trovano a parlare del segreto che li opprime, non ci sono colori marcati. Vi sono colori neutri e freddi, come se per loro non esistessero le dimensioni cromatiche del giallo e del rosso e quindi non ne subissero il condizionamento. Infatti non si vede nessuno anziano indossare il mantello giallo, ed effettivamente, benché nella scena Le creature attaccano il villaggio siano gli anziani a vestire i costumi dei mostri, non li si vede durante il momento della vestizione.
Nel momento in cui Lucius e Ivy dichiarano il proprio amore l'un l'altro (Lucius e Ivy: Lucius si dichiara) si possono vedere solamente tinte fredde, legate alla notte e alla tranquillità, in cui una densa nebbia copre interamente lo sfondo, come a racchiuderli in un universo isolato privo di quei significati socio-simbolici che i due colori del giallo e rosso hanno assunto.
E' di fondamentale importanza quindi anche l'alternanza con cui il regista fa apparire i colori. Dopo la raccapricciante scena della scoperta degli animali scuoiati (Animali morti), in cui il rosso si mescola al giallo destabilizzando e scioccando lo spettatore, (9) fa seguire dei momenti di decompressione emotiva in cui è presente solamente il giallo (Festa finita) che lo accompagneranno prima alla tranquillità di Lucius e Ivy: Lucius si dichiara, per poi destabilizzarlo nuovamente nella scena L'accoltellamento. Lo spettatore quindi, ormai abituato a una certa alternanza dei colori che gli suggerisce un certo stato d'animo, si troverà del tutto impreparato ad affrontare la scena, provocandogli quindi un trauma visivo, legato al trauma fisico-esistenziale di Lucius.

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